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2025
Ferrara, Venerdì 11 Aprile 2025, 17:00 - 19:00 Ripensare l'Antropocene. Oltre natura e cultura Presentazione del libro di Paola Govoni, Maria Giovanna Belcastro, Alessandra Bonoli e Giovanna Guerzoni Ne parla con le autrici Agostino Cera (Università di Ferrara) a cura di Silvana Vecchio, Associazione Amici della Biblioteca Ariostea - Ferrara - Biblioteca Ariostea Via delle Scienze, 17 Ferrara
2024
Archivio antropologico mediterraneo Anno XXVII, n. 26 (2) | 2024
Il pensiero umanistico è stato influenzato nel profondo dal dibattito sull’Antropocene, nato del campo disciplinare della geologia nel tentativo di individuare un’epoca caratterizzata dalle tracce dell’attività umana sul pianeta. Dalla sua diffusione con Crutzen e Stoermer, la questione dell’Antropocene ha valicato ampiamente i confini della geologia, riversandosi in altre discipline – dagli studi culturali alla filosofia – così come nei dibattiti pubblici e nell’attivismo ambientale. Nei saggi ospitati in questo volume, il concetto di Antropocene viene esaminato criticamente nelle sue principali implicazioni, affrontando temi quali il rapporto con la crisi ecologica, il femminismo, la tecnologia, i rifiuti, la democrazia, la relazione tra umano e non-umano, la sua periodizzazione, l’ecomodernismo, e altri ancora.
2019
Scopo del volume è evidenziare con un approccio multidisciplinare e interdisciplinare come le rappresentazioni della natura si trasformino, nei contenuti e nei modi, fra il V e il XV secolo. Accanto alle rappresentazioni concettuali, proprie delle discipline teoretiche, viene dato ampio spazio alle rappresentazioni figurative, letterarie e musicali. Non solo concezioni e teorie della natura, dunque, ma anche immagini, simboli, suoni che nel Medioevo riproducono, evocano o fingono mondi naturali. Rispetto agli studi già esistenti sull’argomento, il volume si propone di suggerire letture innovative che possano mettere in discussione i paradigmi storico-critici vigenti e le nozioni date per acquisite, contribuendo così a reimpostare l’intera questione in una nuova ottica, capace di superare le tradizionali frontiere disciplinari. Giovanni Catapano - Onorato Grassi; Alessandro Scafi; Enrico Moro; Clelia Vittoria Crialesi; Paola Carusi; Valeria Russo; Fabrizio Amerini; Andrea Porcarelli; Riccardo Saccenti; Giovanni Rossi; Paola Dessì; Antonio Lovato; Fabio Zanin; Chiara Beneduce; Zuleika Murat; Chiara Ponchia - Federica Toniolo; Iolanda Ventura; Xavier Barral i Altet; Remy Simonetti; Agostino Paravicini Bagliani.
Il 10 maggio alle 16.30 si è tenuta all'Università degli Studi di Napoli "L'Orientale" -nella nobile e prestigiosa sede di palazzo Corigliano (un palazzo edificato nel Cinquecento e poi nel Settecento acquistato e ristrutturato dal duca Agostino Saluzzo) -la presentazione del libro di Giuliana Scalera McClintock, L'antica natura titanica. Studi sull'antropogonia orfica (Napoli, OXP, Collana di Studi Storico-religiosi, 2016, pp. 210).
«Biblioteche Oggi», n. 8, vol. XL (novembre 2022): 62-66, 2022
Nel suo ultimo lavoro Lucio Del Corso, docente di Papirologia all'Università degli Studi di Cassino e del Lazio Meridionale, offre ad un pubblico ampio di specialisti, studenti universitari e lettori appassionati un affresco avvincente e al tempo stesso rigoroso della genesi e dei processi di trasformazione materiale e culturale della scrittura, delle sue forme e dei suoi principali supporti, delle modalità di produzione e circolazione di testi scritti in relazione ai loro diversificati contesti, generi e destinatari nel Mediterraneo e nel Vicino Oriente antico, fino alle soglie del Medioevo. Il volume riflette l'esperienza sul campo dell'autore e ne rappresenta per molti aspetti un bilancio, in parte anticipato da due suoi precedenti lavori: il saggio La lettura nel mondo ellenistico (Laterza, 2005) e la curatela insieme a Laura Lulli (Università degli Studi dell'Aquila) dell'edizione italiana di A. Grafton, M. Williams, Come il Cristianesimo ha trasformato il libro (Carocci, 2 a ed. 2019). L'itinerario storico-geografico e antropologico-culturale che il lettore è invitato ad intraprendere insieme all'autore ha il pregio di unire l'amore per il dettaglio ad uno stile di scrittura agevole, in grado di andare oltre la ristretta cerchia degli addetti ai lavori, senza per questo eccedere in semplificazione divulgativa. L'impianto espositivo-argomentativo risulta chiaro, sequenziale, incentrato innanzitutto sulla materialità dei supporti, delle tecniche e delle pratiche scrittorie impiegate per fissare la memoria di testi e documenti e sulla loro evoluzione dall'epoca arcaica alla tarda antichità: tavolette di argilla o di legno, incerate o imbiancate, lamine metalliche incise, òstraka con graffiti o con scritture a inchiostro, strisce di tessuto, fogli di papiro o di pergamena, sciolti oppure uniti per formare rotoli o fascicoli, questi ultimi a loro volta raccolti in codici. L'attenzione per la civiltà materiale della parola scritta nel mondo antico, tra Oriente e Occidente, non è mai disgiunta da quella per le società e le culture di cui supporti e tecniche erano espressione, per l'ambiente in cui vivevano e per la loro struttura socio-economica. Entro queste
Progetto formativo di introduzione generale alla rievocazione storica e le peculiarità della rievocazione dell’evo antico in rapporto con il patrimonio storico-archeologico, il territorio e la società. di una formazione teorico-pratica sul tema,
Tavola I) L'esperienza ascetica di un monaco concordiese in Terra Santa: Tirannio Rufino.
2023
Nel mondo attuale, la natura è in un certo senso collassata nella cultura.
2017
With this article, I propose an analysis of the paradigm shift implied by the Anthropocene, by focusing on the images of nature involved in its descriptions by climate sciences and humanities. The debates on Anthropocene are focused on the concepts of limit and rupture, by bringing back to the premodern images of nature as expressed in Lovejoy‘s ‘Great Chain of Being’ and in Spitzer’s ‘World Harmony’. In order to counteract the technocratic and promethean analysis proposed by Ecomodernists, Bruno Latour and Eduardo Viveiros de Castro refer to concepts whose major sources are the conservative thought and indigenous knowledges. After having problematized these proposals, we will consider the mythology of Chthulucene, recently adopted by Donna Haraway, which is able to provide a conceptual and narrative framework appropriate for the Anthropocene epoch
2019
Recensione di Andrea Zanzotto, la natura, l’idioma . Atti del Convegno internazionale, Pieve di Soligo, Solighetto, Cison di Valmarino, 10-11-12 ottobre 2014, a cura di Francesco Carbognin, Canova Edizioni, 2019. Review of Andrea Zanzotto, la natura, l’idioma . Atti del Convegno internazionale, Pieve di Soligo, Solighetto, Cison di Valmarino, 10-11-12 ottobre 2014, edited by Francesco Carbognin, Canova Edizioni, 2019.
2018
In questo breve scritto tenterò di tratteggiare un’alternativa speculativa all’ormai diffuso termine “Antropocene”, coniato nel 2000 da Crutzen e Stoermer. Benché ritenga l’impiego di tale termine scientificamente fuorviante e filosoficamente legato a una tradizione antropocentrica, credo, tuttavia, che vi siano alcuni aspetti della questione che meritino di essere indagati ulteriormente. Questa analisi, che di certo non ha la pretesa di essere né approfondita né esauriente, ha come obiettivo l’individuazione del punto di rottura tra il concetto di Antropocene e la narrazione, tipicamente occidentale, del dominio umano sui processi naturali – il cosiddetto “impatto geologico” delle attività umane. Il risultato di questo slittamento di paradigma sarà l’emergenza di un campo di ricomposizione tra essere umano e natura. Il prezzo, tuttavia, sarà così elevato da costringerci a ridefinire la nozione stessa di “orrore”.
Testo integrale della presentazione del volume di Antonio La Penna Io e l’antico. Conversazione con Arnaldo Marcone Pisa, Della Porta 2019 , tenutasi il 24 maggio 2019 al liceo "Michelangiolo" di Firenze.
Histara - Les comptes rendus, 2016
The blind faith in progress, as a submission to a nomos imbued with mythical elements, is declined today through concepts and slogans which participate in the umpteenth ideological mystification of the technocratic society of consumption, aimed at legitimizing and justifying the unconditional domination and exploitation of Nature, even through the (wholly fraudulent) promotion of its protection. The present paper intends to show how even such escamotages, far from breaking the logic of "growth for growth", move rather in the direction of what Löwith called a total denaturalization of the world and man, that is to say the triumph of the Apparatenwelt of Günther Anders. If Man interacts with the natural environment solely through the mediation of a variegated set of techniques, in fact, Nature itself disappears from its subjective horizon and he does nothing but interact with these techniques and with the techno-nature which they originate.
Historians and the Anthropocene: narratives, periodizations, debates. Since its introduction in 2000, the concept of " Anthropocene " has become a trending topic debated in various disciplines, including history. Starting from the ideas recently advanced on the topic by Amitav Ghosh, this article explores the main debates and narratives around the Anthropocene, both in general and with a focus on the historical approaches. There are at least three methodological challenges proposed to historians by the Anthropocene debate: that of the relationship with other disciplines (especially earth system sciences); that of the scales and subjects of analysis; and that of the forms through which reflecting upon this matter.
Scienza e Filosofia, 2019
The Anthropocene discourse has rapidly become popular and common to very diverse kinds of knowledge. It is nonetheless a very contested category. Starting from the critique that political ecology has moved to it, we reflect upon its narrative’s blindspots and find that they can be seen as a symptom of a more general impasse of the neoliberal governance of nature and of the ecologic crisis. On the one hand, the narrative of the Anthropocene brings about a poshumanist vision that potentially decentres anthropocentrism. On the other, this same possibility becomes vehicle for increasingly profound and less reflexive intervetions by human beings on the biosphere, in particular via technoscientific develpments. This paradox seems to respond to a specifically capitalist necessity of valorising “Nature”, while not being conducive to concrete solutions to the ecologic crisis. But if we are first able to see the Anthropocene in the present historical phase, and thanks to specific kinds of knowledge that emerge now – then the very issue of knowledge is central to inventing new and more ecological ways of (re)embedding ourselves in the world. What ways of knowing can comprehend the emancipatory characters of the posthumanist implications of the Anthropocene and at the same time avoid tendencies towards the domination of the biosphere?
«Mediaeval Sophia» 5 (2009), pp. 119-140 (on line)
L’intervento trae spunto dalla pubblicazione di una nuova edizione dell’«Antapodosis» di Liutprando di Cremona, a cura di Pablo A. Cavallero (con la collaborazione di Héctor Francisco, Marcelo Rosende e Myrian Maciel), La «Antapódosis» o «Retribución» de Liutprando de Cremona, edición revisada, estudio introductorio, versión castellana, notas e índices (Madrid, Consejo Superior de Investigaciones Científicas, 2007). L’«Antapodosis» è una delle opere storiografiche più singolari e importanti dell’Alto Medioevo latino e, in particolare, del secolo X in Italia. A tal proposito, l’autore stila una premessa nella quale sono fornite alcune coordinate storico-letterarie sul sec. X in Italia, soffermandosi brevemente su alcuni scrittori (Eugenio Vulgario, Leone di Vercelli, Benedetto di Sant’Andrea del Soratte e, soprattutto, Raterio da Verona), per poi dedicare la parte più ampia del lavoro a Liutprando. Di Liutprando viene tracciata la biografia e vengono passate in rassegna le singole opere. Viene quindi esaminata con cura l’edizione fornita da Cavallero (che, per il testo latino, si fonda su quella allestita da Paolo Chiesa nel 1998), con particolare attenzione ad alcuni problemi quali la lingua, lo stile, la conoscenza del greco da parte dello scrittore, l’ideologia storiografica che traspare dal testo, i rapporti di Liutprando con gli "auctores" e con la Sacra Scrittura. Oltre a fornire una presentazione dell’edizione dell’«Antapodosis», lo studio vuole costituire una “messa a punto” delle principali questioni sollevate dal testo di Liutprando, alla luce dell’abbondante bibliografia su di esso (che viene citata e sovente discussa).
Alcuni punti di evidenza del libro fondamentale di Philippe Descola Par-delà nature et culture.
Fata Morgana Web, May 30, 2021 , 2021
Mentre il mondo cerca di tornare alla tanto agognata “normalità” pre-pandemica e di cancellare in qualche modo questi lunghissimi mesi di “emergenza” da Covid-19, come se non fossero che un’infelice eccezione da superare e dimenticare il più presto possibile, Felice Cimatti cerca invece di pensare seriamente il significato filosofico di quello che abbiamo vissuto (e stiamo ancora vivendo) su scala globale e di analizzarne le conseguenze più profonde. Come in tanti hanno detto e scritto in questi mesi, anche per Cimatti la pandemia è un campanello d’allarme, un potente pettine a cui i nodi del presente si sono finalmente impigliati, una salutare scossa che ci ha svegliato dal sonno compiaciuto di una situazione ormai insostenibile. Però per Cimatti non si tratta tanto (o non solo) dei disastri economici, politici e sociali di quarant’anni di neoliberismo, della catastrofe ecologica che incombe sul pianeta o delle conseguenze devastanti della progressiva e inarrestabile antropizzazione della natura. Ciò che il virus ha finalmente dissolto sono, ben più a monte, le categorie stesse con cui finora abbiamo pensato il mondo e la nostra presenza in esso. https://www.fatamorganaweb.it/il-postanimale-la-natura-dopo-lantropocene-di-felice-cimatti/
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